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ripe red grapes on a plate with ice
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7 regole per conservare al meglio l’uva da tavola

Per molti è un argomento scontato. Eppure la giusta conservazione di frutta e verdura non è una conoscenza così ben sedimentata come si crede. Non a caso lo spreco di alimenti freschi nelle nostre case, proprio a causa della loro cattiva conservazione, è molto più diffusa di quanto si pensi. Qualche tempo fa su molti siti, non solo di settore, ho letto molti ultili consigli diffusi da Fruitylife – è un progetto della Comunità Europea molto interessante – proprio su questo argomento: per esempio, aglio, cipolle, scalogno o patate, non andrebbero conservate nel frigorifero. Lo stesso discorso vale pomodori e agrumi e via discorrendo.

E l’uva da tavola? In questo caso, al contrario degli esempi precedenti, il frigorifero è proprio un grande alleato. Anzi, è decisamente necessario. Ecco allora 7 piccole regole/accortezze da seguire in questo periodo. Tra poco l’uva da tavola, infatti, diventerà un protagonista quotidiano per molti mesi delle nostre tavole.

  1. Per prima cosa, dopo aver fatto la spesa, appena torniamo a casa, togliamo eventuali acini non in perfetta condizione, se non addirittura marci. Non dovrebbe succedere, ma può capitare. Magari, abbiamo lasciato per troppo tempo le borse della spesa in macchina al ritorno dal supermercato o dal nostro fruttivendolo a temperature non certo fresche e i nostri grappoli hanno sofferto un po’
  2. Non laviamola subito, se non dobbiamo consumarla immediatamente. Non serve, anzi. Facciamolo con acqua corrente solo al momento del consumo e solo per la quantità che pensiamo di consumare.
  3. Sì, il frigorifero è il miglior posto dove riporre i grappoli di uva appena acquistati. Il caldo è un nemico dell’uva da tavola e se aspettiamo troppo tempo rischia di marcire oppure di perdere parte delle proprie proprietà organolettiche
  4. Quale contenitore? O in un sacchetto di carta o in un contenitore di plastica traforato
  5. In che posizione? Stiamo attendi a dove la mettiamo nel nostro frigorifero. L’uva da tavola, infatti, tende ad assorbire gli odori se a contatto con altri alimenti.
  6. In freezer? No! Non è proprio il caso. Quando poi si scongela perde in compattezza e profumi. Ma voi volete usarla poi per guarnire una crostata di stagione e quindi vi è comodo surgelarla? Uhmm…la risposta è ancora no. Compratela fresca e guarnite con l’uva la vostra crostata all’ultimo momento, prima di servirla. Molto meglio.
  7. Per quanto tempo possiamo conservarla in frigorifero? Se abbiamo seguito tutti i consigli precedenti, direi una settimana. Dipende, poi, da tanti altri fattori, per esempio dal grado di maturità dell’uva al momento dell’acquisto.

Che dire, poche e semplici regole per gustare al meglio il nostro (e mio) amato frutto.

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Fruit Logistica 2014. Qualche considerazione

Anche quest’anno c’ero anche io ovviamente. Mi riferisco a Berlino e a Fruit Logistica, dove settimana scorsa si è ritrovato praticamente tutto il mondo ortofrutticolo: un parterre internazionale completo che ogni anno si incontra nella capitale tedesca per conoscere le novità di settore, consolidare rapporti già esistenti con i propri clienti e magari stringerne di nuovi, con un obiettivo ben chiaro: internazionalizzare. Per me e la mia famiglia è qualcosa di naturale, vista la nostra vocazione all’export che ci contraddistingue fin dalla nostra nascita, ma sta ormai diventando un imperativo per tutto il mondo ortofrutticolo italiano a 360 gradi, vista la stagnazione dei consumi nel nostro paese.
Fruit Logistica è quindi un appuntamento, senza ombra di dubbio, imprescindibile: anche se non si è espositori, come nel mio caso. Sono stati 3 giorni, dal 5 al 7 febbraio, molto intensi, dove ho incontrato i clienti della nostra azienda nonché i breeders, vale a dire i costitutori varietali.

Quali considerazioni fare? Che l’uva senza semi si stia consolidando sempre più è un dato evidente che anche questa nuova edizione di Fruit Logistica mi ha confermato. L’innovazione varietale, poi, sta diventando un tema che oramai non si può più tenere in secondo piano, sapendo, però, che non è sufficiente per essere sicuri di aver imboccato la strada giusta. L’incrocio di varie stagionalità di uve con o senza semi che arrivano su diversi mercati da ogni parte del mondo crea una situazione complessa e quindi è facile, comunque, vivere periodi dove c’è maggior competizione, anche se si è operato con accortezza con nuove varietà.

Infine, tra i tanti stimoli che ci si porta a casa da Berlino ogni anno, quest’anno ne sottolineo due in particolare, legati a due paesi produttori di uva da tavola: Perù e Spagna. Il primo, tra i paesi emergenti, sta diventando un competitor sempre più agguerrito e da seguire con attenzione. Produce ed esporta sia uva da tavola senza semi che con semi con un rapporto qualità/prezzo interessante e si conferma sempre di più come un nostro competitor soprattutto nella parte finale della stagione.
Per quanto riguarda la Spagna emerge un dato che ci fa capire bene la differenza rispetto al nostro paese: la concentrazione di aziende più grandi rispetto alle nostre è sempre più evidente, nonché l’investimento direttamente sul campo. Basti pensare che mediamente ogni anno dalle nostri parti si impiantano 15 ettari di nuovi vigneti, mentre dalle loro 150.

three grapes in different colors isolated on white
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Come selezionare nuove varietà di uva da tavola (senza semi)?

Ricerca e sperimentazione. Ci eravamo lasciati così l’ultima volta che abbiamo parlato di uva da tavola senza semi. Ma, nello specifico, cosa significa esattamente? Prima di tutto è bene evidenziare come nel nostro mondo esistano i cosiddetti breeder, vale a dire i costitutori varietali. La maggioranza di essi ha sede negli Stati Uniti, in particolare in California, ma ce ne sono anche in Australia, Brasile o Sudafrica. Cosa fanno esattamente? Selezionano nuove varietà di uva da tavola. Con pazienza, molta pazienza, portano avanti nel corso degli anni centinaia di prove per individuare nuove varietà di uva che abbiano potenzialità produttive e commerciali. Ovviamente, per poter fare tutti questo, i breeder prendono in considerazioni moltissimi aspetti.Difficile elencarli tutti, ma alcuni sono fondamentali e sono alla base del loro lavoro.

Per esempio:

  • le nuove varietà di uva da tavola devono essere fertili, quindi generare molti fiori dai quali poi poter selezionare i grappoli migliori;
  • i grappoli devono avere una forma attraente. Cosa significa “attraente” vi chiederete probabilmente? Una via di mezzo tra tra un grappolo serrato e uno troppo spargolo;
  • Gusto, aspetto ovviamente fondamentale. Non sempre le varietà aromatiche, come il moscato, sono sempre le più gradite dai mercati. Quindi, proprio a seconda dei mercati di riferimento si sceglieranno varietà molto profumate e dolci, così come quelle che invece hanno un impatto al gusto diciamo più neutro, che non ha una valenza negativa;
  • È fondamentale che la nuova varietà non abbia bisogno di troppi interventi in vigna. Perché? Perché sono costosi, inquinano e hanno bisogno dell’intervento di manodopera specializzata che non sempre si trova con facilità. Tutti aspetti che, se tenuti sin dall’inizio sotto controllo, quindi sin dalle prove che si fanno per creare nuove varietà, consentono ti ottimizzare meglio nostro lavoro di produttori e di mantenere i costi bassi, non solo per noi, ma anche per il consumatore finale;
  • la nuova varietà deve avere una produttività buona e costante nel tempo e dare origine ad un’uva che abbia bune doti di conservabilità. La famosa shelf life;
  • la data di maturazione e raccolta deve avere una logica. deve cioè far sì che l’uva poi arrivi sul mercato all’interno di una finestra temporale interessante dal punto di vista commerciale. Quindi aspetti come la precocità di una varietà, piuttosto che la sua tardività, sono caratteristiche affatto secondarie quando un breeder deve decidere se puntare o meno sullo studio e la sperimentazione di una varietà di uva da tavola.