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Uva da tavola e da vino. Così vicini, così lontani

Certamente gemelli. Ma diversi. Siamo nati lo stesso giorno, abbiamo gli stessi genitori, eppure abbiamo caratteri molto differenti. Abbiamo anche preso strade se non opposte, quanto meno parallele e raramente ci si incontra. Ci pensavo nei giorni scorsi sfogliando i giornali quotidiani nazionali e locali. Giustamente il vino era un po’ ovunque. Vinitaly, la fiera più importante nel mondo del vino italiano e che attira visitatori un po’ da tutto il mondo, celebrava la sua 48esima edizione. E questo fa indubbiamente piacere. La mia stessa regione, la Puglia, un tempo famosa più per la quantità che per la qualità dei suoi vini, oggi occupa un ruolo importante, con tante belle realtà che hanno scalato la cima delle più importanti classifiche del mondo e riescono a strappare prezzi un tempo impensabili.

Sia noi produttori di uva da tavola che loro, i produttori di vino, partiamo dalla stessa materia prima: l’uva. Ricerca dei terreni più adatti e delle varietà migliori sono operazioni che ci accomunano. Anche l’attenzione e la cura alle tecniche colturali, in vigna, è simile, ma poi ci dividiamo nuovamente. Ricerchiamo caratteristiche organolettiche molto differenti. Noi, d’altronde, finiamo subito a tavola, loro si trasformeranno in altro. Ma senza addentrarsi nelle tante diversità agronomiche che ci separano, anche la nostra immagine è completamente differente. Sebbene il lavoro di chi sta dietro, in entrambi i casi, sia fondamentale per determinare la qualità finale, nel caso del vino i produttori conquistano copertine e in alcuni casi diventano vere e proprie star. Nel nostro caso? Direi proprio di no. Difficile che un consumatore cerchi il marchio aziendale o il nome del produttore quando acquista un grappolo di uva da tavola dal fruttivendolo o al supermercato. O quanto meno, per ora, è così, ma non è detto che un giorno – probabilmente lo vedrà la prossima generazione – anche chi va al supermercato, oltre al colore, alla varietà e all’origine, possa cercare anche il marchio e il nome del suo produttore di uva da tavola preferito. Impossibile dite? Io proprio così sicuro non lo sarei fino in fondo, anche se di strada da fare, in effetti, ce n’è molta. Ma anche il vino italiano di strada ne ha dovuta percorrere, e non poca, per raggiungere i risultati che ora, giustamente, raccoglie. Quindi…