Ci sono tanti motivi per rimanere affascinati dal mondo dell’uva da tavola senza semi. Insieme, col tempo, impareremo a conoscerli sempre meglio, scoprendo le tante varietà e le incredibili caratteristiche organolettiche che ognuna di essa riesce a donare. Alcune, quasi più sfacciate, con maggior esuberanza colpiscono già all’aroma, altre, più sottili nei tratti olfattivi, danno il meglio di sé al palato, per merito della loro consistenza e croccantezza.
Alla base di tutto ciò, però, c’è un aspetto che il più delle volte, soprattutto al consumatore finale, rimane più o meno oscuro, se non proprio completamente sconosciuto: la sperimentazione. Parola che fa rima con innovazione nel caso dell’uva da tavola senza semi.

Osservando i nostri vigneti, infatti, magari proprio quelli che guardano al mare, può sorgere il dubbio che madre natura faccia un po’ tutta da sola. In parte è anche così, ma oltre alla grande dedizione che l’uomo deve porre in tutte le attività colturali che portano al frutto finale che poi gusteremo sulle nostre tavole, a monte c’è anche un grande lavoro di ricerca, di prove su prove sul campo, di fatica. Qualcuno potrebbe obiettare che tutto ciò avviene un po‘ in generale in tutti i settori dell’agricoltura. È certamente vero, ma nel caso dell’uva da tavola senza semi, questi aspetti che stanno in cima al processo, sono quasi estremizzati, moltiplicati se vogliamo.

La mia famiglia è stata una delle prime, se non in Italia, certamente nella mia regione, la Puglia, a cimentarsi con l’uva da tavola senza semi. Siamo partiti a metà degli anni ’70. E abbiamo sperimentato. Tanto. Solo negli anni ’80 siamo partiti con un nostro primo progetto di una certa consistenza, comprando 150 ettari e dedicandoli esclusivamente a questa tipologia. La svolta negli anni ’90. La nostra vocazionalità all’export è un timbro di famiglia e sicuramente ci ha agevolato nel capire che eravamo sulla strada giusta. All’improvviso, infatti, i nostri clienti inglesi, cominciarono a ordinarci quantitativi nettamente maggioritari di uva senza semi. Tutto cambiò. Questa tipologia prese completamente il sopravvento. Da lì in poi non ci siamo mai fermati. Neanche con la ricerca, lo studio e la sperimentazione.

Ma questa è un’altra storia che approfondiremo nelle prossime puntate.